Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Ciao a tutti, bentornati su Gioca Giuè, oggi si flamma Lega Nerd e la sua marchetta per lo store di Epic!

Disclaimer
L’autore di questo articolo si assume la responsabilità delle sue affermazioni e delle posizioni prese, e rappresenta al 100% il punto di vista della redazione di Gioca Giuè in quanto è colui che paga l’hosting.

Sono un giocatore […] sono anche uno sviluppatore di videogiochi […] sono, da qualche anno, anche un imprenditore […]

Questi tre punti di vista mi permettono di capire i “mal di pancia” di tutte le persone toccate da quella che è, a tutti gli effetti, una piccola rivoluzione in corso.

No. Questi tre punti di vista ti permettono di capire i tuoi mal di pancia, da giocatore, sviluppatore, e imprenditore.
In particolare da sviluppatore e imprenditore, visto che mi sembri molto confuso come giocatore.

Lo storytelling di Epic è uguale a quello di Apple nel 1984: noi siamo i buoni, loro i cattivi.

Era una cacata detta da Apple nel 1984 e resta una cacata detta da Epic oggi, senza manco lo sforzo di una campagna marketing rimasta nella storia.

Sviluppatori, venite da noi che il nostro è uno store più maturo

FTFY: più maturo di Steam nel 2002.

più professionale.

…ma privo di tutta una serie di funzionalità dedicate agli sviluppatori, che forse arriveranno nei prossimi mesi, forse mai.

Qui non verrete ricoperti di recensioni negative solo perché un vostro sviluppatore farà un tweet infelice che non ha nulla a che fare con il vostro gioco

FTFY: qui non verrete ricoperti di recensioni e basta.
In particolare per i giochi che ricevono voti negativi, è sufficiente che lo sviluppatore disattivi le recensioni per far tornare il gioco bello come il suddetto sviluppatore se l’era sempre immaginato!

qui guadagnerete più soldi (Epic si prende il 12% del fatturato dei giochi, rispetto al 30% di Valve)

FTFY: rispetto al 30% di Valve, o al 25% di Valve, o al 20% di Valve (a seconda degli incassi), a cui vanno sottratte le vendite di chiavi (su cui Valve incassa lo 0%), e le vendite via gift cards, importanti nei mercati emergenti (che Valve produce di tasca propria). (cfr. Ars Technica)

facciamo selezione all’ingresso quindi avremo pochi ma buoni giochi in modo che possiate avere visibilità

Facile dirlo finchè il catalogo è di 50 giochi. Vedremo fra un paio d’anni come verrà gestita la visibilità.

(mica come su Steam dove ci sono giochi-spam pubblicati in continuazione e nessuno vedrà il vostro gioco)

Questa a destra è la home di Steam aperta poco fa (19 aprile 2019) in incognito, quindi senza alcuna personalizzazione. Apritela in una nuova scheda per ingrandirla.

Contiamo quanti giochi-spam appaiono: zero.

Giocatori, venite da noi perché la qualità dei giochi che offriremo sarà molto alta

…secondo l’insindacabile giudizio di Epic.

POV 1: Il Giocatore

È vero: mancano molte funzionalità davvero utili che Steam invece ha. Tuttavia, l’Epic Store è giovane e ha pubblicato una road map molto trasparente delle cose che farà nel prossimo futuro.

Malgrado queste mancanze (una su tutte: il cloud saving), io ne sono soddisfatto.

Mancano praticamente tutte le funzionalità di Steam, ma vuoi mettere la soddisfazione di backuppare i save a mano come i veri uomini facevano negli anni 90?

Se ragiono come giocatore: ho accesso a una selezione di giochi interessanti che vengono scelti e valutati prima di essere pubblicati. Quindi, per trovare un gioco interessante, non dovrò girare delle ore tra “Boobs Simulator 2, DrugStore Maker 3, ecc”.

Di nuovo: giochi scelti e valutati da qualcuno che potrebbe non avere i miei stessi gusti.
Di nuovo #2: su Steam per trovare 40 giochi interessanti e 0 spam mi basta aprire la homepage.

Ora, io non so la gente che cazzo mette in wishlist su Steam, ma se poi l’algoritmo gli mostra Boobs Simulator invece che Yakuza (per dire un gioco con contenuti analoghi), Zambos fatti due domande.

In più: mi regalano i giochi! Mica me li danno scontati, eh! Me li regalano. E sono regali da novanta.

FTFY: regali da anni novanta.
Tipo World of Goo.

A me, Valve, come giocatore non ha mai regalato nulla

A me sì: Portal, quando lanciarono Steam su Mac. E un’altra ventina di giochi (anche se di qualità altalenante).
Senza contare però tutti quelli che ho preso a gratis sugli store third party.

Anzi, ha sempre cercato di lucrare sul concetto di sconti. Mettendo “badge” da sbloccare quando ci sono i saldi in base agli acquisti. Applicando la gamification all’acquisto stesso. Usando una strategia non molto distante da quella delle tanto criticate Loot Box.

Valve ha sempre cercato di lucrare sulle vendite di videogiochi su Steam. Grazie al cazzo, è uno store!

Hai ragione, comunque: la gamification applicata ai saldi è una delle ragioni per cui i saldi su Steam erano un evento atteso da tutti.
Ma sono anni che di eventi così Valve non ne fa più, e i badge sono ormai sbloccabili anche non facendo praticamente un cazzo.
Credo di avere un badge per ogni saldo da quando sono stati introdotti, e non ho mai speso niente per le carte*, né ho comprato giochi solo per avere pacchetti di carte.

*non è vero, ho comprato alcune carte di Cook, Serve, Delicious! perchè le emoticon che dava erano DELIZIOSE!

Su Steam il vero gioco è collezionare giochi.

No, semmai collezionare giochi Steam è diventato una sorta di meme, ma non è un gioco.
Boh, sta cosa non vuol dire niente.
Certo, esistono i matti che comprano tutto e hanno librerie da 10000 giochi, ma sono solo una microscopica nicchia dell’utenza Steam, tranquillamente trascurabile.

Acquistati o perché “lo sconto faceva gola”

OH NO, LA GENTE COMPRA QUANDO CI SONO LE OFFERTE, MALEDETTO GABEN UNA NE FAI CENTO NE PENSI

Tra l’altro pensa ci sono giocatori che invece prendono giochi solo perchè gratis! Maledetti! Nessuno pensa ai poveri sviluppatori costretti a vivere sotto al Golden Gate Bridge?

spinti dal desiderio di sbloccare questo o quell’altro badge

Ma tipo chi? Ci sono dati a riguardo?

Il business model di Steam è tutto qui: farci comprare giochi.

Mentre il business model di Epic è…

“Sto cazzo.”

A Valve non interessa se li giochiamo. A Valve interessa se li acquistiamo.

Se è per questo, a Valve fa ancora più comodo se non li scarichiamo nemmeno i giochi, che risparmia banda.

E, come tutti coloro che hanno approfondito il concetto di dipendenza da acquisto compulsivo sanno, la vera “droga” è avere sempre offerte nuove.

Nulla da eccepire eh, se non che non è niente di esclusivo (ehehe) di Steam, e che non c’entra niente col prossimo quote:

Da qui l’idea di Valve di rimuovere l’unica barriera che c’era fino a qualche anno fa (Greenlight) e dare, a tutti, la possibilità di pubblicare un gioco. Senza selezione all’ingresso. Di nessun tipo.

  1. Prima di Greenlight gli sviluppatori si lamentavano perchè non potevano entrare su Steam.
  2. Con Greenlight gli sviluppatori si lamentavano perchè non c’era sufficiente trasparenza sulle sue modalità e tempistiche.
  3. Dopo Greenlight gli sviluppatori si lamentano perchè anche altri sviluppatori possono entrare su Steam.

Cazzo di sviluppatori che non vi va mai bene un cazzo: sceglietene una e restate coerenti!

Da consumatore informato sono personalmente contento che non ci sia alcuna selezione all’ingresso.
Anche perché allo stato attuale delle cose la selezione di Epic non corrisponde quasi per nulla ai miei gusti.

Valve si nasconde dietro alla filosofia del: noi non censuriamo nulla. Al di là del fatto che non è vero (perché se poi vengono sollevati polveroni dalla community o dalla stampa, censurano eccome)

Non mi pare si sia nascosta, sono stati chiarissimi a riguardo: “togliamo quei giochi che ci creano casini di qualsiasi genere”.
Che a livello di marketing come risposta fa schifo al cazzo, ma sticazzi, viva la sincerità! 🙌

Se altri store applicassero un concetto del genere, cosa succederebbe? Se chiunque potesse produrre delle action figure – di qualità più o meno scadente – e metterle in vendita in un negozio fisico?

Gli scaffali sarebbero pieni di schifezze. Di modellini fatti da pseudo-amatori. Di prodotti che poi non avrebbero alle spalle un supporto per l’acquirente. Addirittura qualche frode.

E io, come cliente, dovrei perdere ore per trovare un’action figure buona a un prezzo onesto.

Frodi a parte (l’asset flipping è una piaga, e in genere Valve si muove rapida su questi casi, certo, senza mettersi a strombazzare la cosa), in qualsiasi negozio gli scaffali sono pieni di schifezze.

Anche lo store di Epic oggi, seppure con selezione all’ingresso e catalogo limitatissimo, già contiene giochi oggettivamente mediocri.

Perché il problema che molti utenti non vedono è questo: la filosofia di Valve danneggia tutti. Soprattutto danneggia i giocatori.

Meno male che ci sono i giocatlupprenditori come te che ci mostrano la retta via! 🙇‍♂️

Esce il gioco AAA fichissimo; hanno un sacco di soldi di marketing, vendono comunque le loro milionate di copie. A loro non cambia nulla se lo store è pieno o meno di schifezze.

E infatti possono permettersi di abbandonare Steam per andare in esclusiva su piattaforme con una frazione degli utenti (tipo Origin, Uplay, Epic, ecc.).

Esce una schifezza; se ci fosse selezione all’ingresso, non uscirebbe. Nessuno, o quasi, comunque la comprerà. Anche a loro, nel peggiore dei casi, non cambia nulla. Nel migliore, hanno rubato un paio di dollari a qualche ragazzino.

Su Steam avranno immediatamente recensioni negative, su cui il ragazzino potrà informarsi (visto che il gioco non sarà recensito su alcun sito specializzato, tranne magari in qualche rant casuale di Jim Sterling), e non compariranno nella discovery queue di praticamente nessuno.

Esce un gioco piccolo, ma bello. Quelli che RockPaper&Shotgun definisce “hidden gem“, per intenderci. Piccoli giochi indipendenti, senza budget per il marketing, che però meritano l’attenzione del pubblico. E che io, come giocatore, voglio poter provare, valutare. E, se interessato, acquistare. A loro, gli sviluppatori piccolo-medi, cambia tutto.

Piccoli giochi indipendenti senza budget per il marketing che hanno fatto il botto su Steam ne è pieno il mondo.
E non solo quelli che l’hanno fatto nel 2010 tipo Super Meat Boy, e che ora possono permettersi di essere selezionati all’ingresso da Epic, ma anche quelli più recenti tipo boh (senza pensarci troppo), Stardew Valley, che ha iniziato proprio, pensa un po’, su Greenlight.

E a me, come giocatore, cambia tanto. Ci sono giochi che nessuno avrebbe scoperto e che, invece, meritano davvero di essere giocati. Ma si fa sempre più fatica a scovarli.

Ma quindi tu usi (usavi?) Steam per informarti sulla qualità delle nuove uscite?
Ora usi lo store di Epic?
Da giocatore, non ti è mai capitato di leggere o seguire riviste, blog, forum, canali di YouTube, gruppi su Facebook?

POV 2: Lo Sviluppatore

Come sviluppatore, ovviamente, sono abbastanza interessato allo store di Epic. I numeri mossi dallo store, per adesso, sono bassi e quindi ha senso pubblicare li solo in due casi: se Epic ti finanzia (come sta facendo nel 90% delle situazioni), pagando parte dei costi di sviluppo oppure se si è grosse aziende capaci di fare un buon marketing (e quindi avere numeri alti ovunque si decida di pubblicare il proprio titolo).

E per l’appunto, finora Epic sta finanziando o le grosse aziende tipo Ubisoft, Gearsoft, Quantic Dream, o gli indie che hanno già sbancato per i fatti loro tipo Team Meat e Supergiant, o quelli che hanno già un crowdfunding di successo alle spalle tipo Snapshot.

Io non mi trovo né in un caso né nell’altro e quindi credo che aspetterò ancora un po’ prima di pubblicare i miei giochi su Epic.

Bisogna poi vedere se riesci a superare la selezione all’ingresso.
Metti che becchi un buttafuori i cui gusti non combaciano col tuo gioco? 😱

Il nostro, ve lo assicuro, è un mestiere difficile. Lungo, faticoso ed esposto a imprevisti, cambiamenti di mercato / tecnologie, umori degli utenti, community enormi che hanno il potere di esaltare o affossare un titolo semplicemente con 3 post, ecc.

Difficile come lo è praticamente in tutti gli ambiti tecnologici e di produzione di contenuti, tanto per rimanere nel nostro campo.

Valve si è sempre posta in questo modo: a noi, degli sviluppatori, non interessa nulla. I nostri clienti sono i giocatori e loro – fino a prova contraria – hanno SEMPRE ragione.

Quasi ma non proprio. La politica di Valve è sempre stata mettere i giochi nelle librerie della maggior parte di utenti possibile.
Il che mi sembra possa allinearsi con serenità ai desideri degli sviluppatori.

Quindi, per Valve (e lo so per certo, visto che gliel’ho chiesto di persona, faccia a faccia, durante un evento) è normale e corretto il seguente comportamento:

1. compro un gioco
2. lo provo 20 minuti
3. non lo capisco / non mi piace / trovo dei bug
4. chiedo il refund completo (che viene assegnato in automatico)
5. lascio una recensione negativa

Nel caso 3 del precedente paragrafo (piccoli sviluppatori) è un comportamento distruttivo. Non solo non prenderò i soldi per la copia che hai acquistato e che hai deciso di farti rimborsare perché, giustamente, non hai gradito il prodotto. Questo è ok, lo fa anche Epic sul suo store per dire.

Ma mi lasci una recensione negativa. Che, se sono un piccolo sviluppatore, fa tanta, tantissima differenza. Perché se il rating scende troppo, Steam, semplicemente, smette di mostrare il tuo gioco nelle varie liste e suggerimenti. Di fatto scompari e il tuo gioco non lo comprerà più nessuno (togliendo, per altro, la possibilità di ritirare su il rate).

Qui è dove lo scollamento tra giocatore e sviluppatore è più evidente.
Quello che stai dicendo è che un utente non dovrebbe mai lasciare recensioni negative, in particolare ai piccoli sviluppatori.

Eppure, se l’utente ha provato il gioco e non gli è piaciuto è suo diritto ottenere il rimborso completo, come è suo diritto esprimere un’opinione negativa.

Su Steam una recensione negativa non cambia il rating.
Tante recensioni negative potrebbero cambiare il rating, ma finchè non scende a livello MONNEZZA / RATE AR CAZZO, il gioco resterà comunque incluso nell’algoritmo di discoverability.

Certo è che se un gioco riceve tante recensioni negative, qualche dubbio sulla sua qualità è naturale farselo venire.
Potrebbero essere bug, o incomprensioni, o quello che vuoi tu, ma l’onere di risolverli è in mano allo sviluppatore, ed è giusto che gli utenti possano farsi un’idea a riguardo leggendo le recensioni altrui.

“Eh, ma allora come faccio a esprimere il mio parere di consumatore?” – al di là del fatto che, amici, ho una brutta notizia da darvi: non frega a nessuno.

FTFY: a nessuno, tranne che agli sviluppatori che poi vengono a piangere miseria quando gli si fa notare che il loro gioco è na merda.

ci sono i gruppi Facebook. I forum. I server Discord […] E ci sono giochi che sono emersi grazie al passaparola e altri che sono stati ampiamente criticati.

Aspetta! Ma quindi esistono anche altri canali oltre alle recensioni su Steam dove informarsi? 🤯

Ma, davvero, a voi come utenti piace andare su Metacritic e vedere un film con 0% di rate solo perché l’attrice ha due zigomi troppo pronunciati? No perché è quello che capita su Steam.

Che io sappia, non accade nè su Metacritic nè su Steam. Hai degli esempi a riguardo?

POV 3: L’Imprenditore

Da imprenditore voglio solo far notare come il concetto di esclusive […] in realtà è un bene per il mercato.

lol, k

Con la premessa che le esclusive esistono da sempre, sia su piattaforme digitali che piattaforme fisiche, nessuno si è mai lamentato di esse.

Mi sa che non hai mai frequentato gruppi Facebook, forum, Discord, ecc.

Un’esclusiva viene pagata, ovviamente. Che significa più stabilità per uno sviluppatore, più risorse.

Stabilità per lo sviluppatore? …Ok?
Per come la vedo io, lo sviluppatore mi sta vendendo una cosa che ha creato, fine.
Non è mio amico, e non gli devo niente oltre al prezzo che lui (o il suo publisher) ha deciso di chiedermi per il suo prodotto.
Certo, ci sono sviluppatori con cui ho un rapporto più personale e per cui sono contento se non muoiono di fame, ma (a naso eh) in genere sono persone che preferiscono che il loro gioco venga giocato da 100 miliardi di persone su qualsiasi piattaforma, piuttosto che avere tot mila dollari e limitarne l’accesso ai soli clienti di una determinata azienda.

Quindi, nella maggioranza dei casi, più qualità nel prodotto finale. Più cura. Più servizi.

Più cura? Più servizi?
Tipo Dangerous Driving, esclusiva Epic, con la colonna sonora che è una playlist su Spotify (Premium, ovviamente non incluso nel prezzo del gioco) invece che in-game perchè allo sviluppatore non gliene teneva di smazzarsi la questione licenze – e che inoltre su PC esce senza leaderboard perchè non è supportata da Epic.

Il budget non è rilevante ai fini della qualità del prodotto finale, altrimenti EA, Ubi, e Activision farebbero bei giochi (ehehehehehe, beccate sta satira!).

E, indovinate chi ci guadagna da questo? Gli sviluppatori? No. Perché gli sviluppatori quei soldi in più li useranno per fare altre cose nel progetto (una nuova modalità? contenuti aggiuntivi?). La leggenda del “adesso gli imprenditori si faranno la villa coi soldi di Epic” è, appunto, una cazzata.

Non ci guadagnano gli sviluppatori, giusto, ci guadagnano i publisher.
Quanti di quei soldi arriveranno poi agli sviluppatori è un’incognita che varia da caso a caso.

Da imprenditore, se volessi monetizzare e farmi la villa, punterei a vendere l’azienda. Io, come tutti gli altri, invece voglio vendere il prodotto. Con la qualità più alta possibile. Per vendere più copie, certo. Ma venderò più copie solo se i giocatori saranno contenti del prodotto.

Questa può essere letta al contrario, in maniera “user-centric” e a favore di Steam.
I giocatori sono contenti del prodotto, comprano più copie e non lasciano recensioni negative; grazie al passaparola, all’algoritmo, alle recensioni positive, a una user-base consolidata enorme, e alla possibilità di vendere chiavi su store third party, il gioco riesce a vendere ancora più copie. Addirittura anche in quei mercati che non usano carte di credito o PayPal.
L’imprenditore finalmente può accattarsi la villa che tanto sognava quando sviluppava cloni di Flappy Bird nel garage dei genitori.

Perché, alla fine, a decidere le sorti del mercato sono i giocatori. Che devono essere contenti del gioco, soddisfatti dell’esperienza che esso ha permesso loro di vivere. Più soldi in produzione significa più qualità che genere un’esperienza migliore.

Se quindi Epic decide di pagare le esclusive, tali soldi andranno a vantaggio di una sola reale categoria: i giocatori.

Uh, no?
Fintanto che i giochi su Epic usciranno con mille problemi di privacy e sicurezza al posto delle funzionalità “core” offerte da Steam, il vantaggio sarà solo ed esclusivamente per chi produce il gioco.

Conclusione: Il bello, il brutto e il cattivo

Con la caduta del monopolio di Valve, banalmente dovrà aumentare la qualità di certi servizi, Epic la dovrà rincorrere e alla fine ci ritroveremo con degli standard di mercato migliori di quelli di adesso.

Oppure Valve, per allinearsi alla corsa al ribasso di Epic, abbasserà la percentuale e diminuirà i servizi, peggiorando l’esperienza sia per gli sviluppatori che per i giocatori.
CHE SVOLTA!

Ma tanto ormai è questo l’andazzo: il consumatore non conta più un cazzo, e quando si lamenta è trattato da coglione.
Epic, per il momento e per l’immediato futuro, non ha alcuna necessità di migliorare la sua piattaforma e questo proprio grazie alle esclusive.
Le esclusive non sono solo una rottura di cazzo per gli utenti (e per gli sviluppatori che hanno a cuore la massima diffusione dei loro prodotti), ma creano un’aberrazione nel mercato.

Un esempio è Phoenix Point: la sua campagna di crowdfunding prometteva chiavi Steam, salvo poi diventare esclusiva Epic a pochi mesi dalla pubblicazione. Le proteste e conseguenti richieste di rimborso sono state talmente tante che Julian Gollop, il creatore del gioco, ha detto proprio chiaramente che la quantità di ca$h che ha ricevuto da Epic era sufficiente a coprire il rimborso di TUTTI i backer, e a mantenere l’azienda in piedi.
Ipoteticamente, ora Gollop (che a fare battute facili è l’onomatopea di quando si ingoia la sborra) potrebbe pubblicare un gioco che consiste solo in un FMV manco troppo interattivo di lui che caca sulla tastiera, e restare felicemente in attivo, in culo alla qualità del gioco, alle vendite, alle recensioni negative… ah no, quelle su Epic sono opzionali.

Mettiamo le cose in chiaro: le recensioni opzionali sono la beffa più grossa per il consumatore.
Qua nel Regno Unito c’è il Food Hygiene Rating che è un voto in scala 0-5 che tutte le attività di ristorazione sono obbligate ad avere, ma non a esporlo in vetrina.
Chiaramente tutti i ristoranti che hanno 4 o 5 lo espongono senza problemi.
Ma pensa un po’, io ogni volta che sto per entrare in un ristorante e noto che non espone l’Hygiene Rating, il mio pensiero vola immediatamente al cuoco che è andato al cesso a cacare, si è pulito a mani nude, non se l’è lavate, e poi mi ha servito la sua merda al posto del pudding.

Questo è il futuro del videogioco su PC che alcuni sviluppatori si augurano: una mega azienda con fondi illimitati che agisce da mecenate, e agli utenti pudding demmerda.
BOMBA, NON VEDO L’ORA!


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