Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

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Cosa fare quando non sembra esistere una via di fuga dalla propria natura? O quando ci si ritrova in una di quelle situazioni che non prevedono soluzioni certe e definitive?
È la domanda che pare porci il magnifico trailer di Don’t Make Love, nuova produzione del team indipendente Maggese, già autore di perle quali A Ghost in the Static, If Winter Ends, In Her Spirit e The Game With The Unnecessary Long Title made by the creators of Boredom Simulator (tra gli altri).

Le premesse sono semplicemente straordinarie: nei panni di una mantide religiosa (maschio o femmina, la scelta sta al giocatore) si è chiamati a conversare con il proprio partner a proposito di un problema piuttosto complesso…
Per i due protagonisti del gioco, infatti, la questione dell’accoppiamento non è “automatica” come lo è per gli altri esponenti della loro specie: il legame che hanno sviluppato è speciale, ma istinti e pulsioni “naturali” potrebbero mettere a repentaglio questa relazione particolare, soprattutto a causa dei rischi che il maschio si troverebbe a correre.

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Il tutto, evitando ovviamente gli spoiler, assume la forma di un’avventura testuale, accompagnata però da splendidi fondali e da personaggi tratteggiati alla grande (ma sulla questione grafica torneremo tra poco!).
In Don’t Make Love i giocatori devono portare avanti la conversazione con l’altro/a scrivendo liberamente i propri pensieri e le proprie risposte alle domande del partner. Ci troviamo dunque dinnanzi a un titolo che recupera i cosiddetti parser testuali, proprio come i recentissimi casi di Event[0] e The House Abandon (ora parte di Stories Untold).

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Tuttavia qui non siamo chiamati a vivere la classica “avventura” con oggetti da raccogliere e puzzle da risolvere, quanto piuttosto a sostenere un dialogo incentrato su scelte morali, nonché su opinioni e sentimenti da esprimere in una situazione che potremmo definire delicata. Non ci sono strade giuste o sbagliate, ma solo diversi modi di affrontare la realtà, scegliendo come porsi nei confronti dell’atteggiamento del partner e come rispondere ai suoi dubbi, alle sue domande.
Ne risulta un’esperienza nuova e originale, che necessita della giusta predisposizione per essere apprezzata appieno: l’opera di Maggese, infatti, pare anche un interessante ibrido con un gioco di ruolo, in quanto per continuare in modo normale la conversazione è importante seguire il mood del dialogo, entrando nel proprio personaggio e rispettando l’atmosfera della situazione esattamente come si farebbe in un LARP. Per questo motivo (e altri ancora) il gioco non premia i comportamenti scorretti (che si tratti di scrivere frasi senza senso o espressioni volgari ed offensive), anzi, li punisce (non scendiamo troppo nei dettagli per non rovinare la sorpresa a nessuno)!

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Uno degli aspetti più interessanti è la durata di un singolo playthrough, che si assesta su tempi veramente contenuti in modo tale da permettere numerose reiterazioni, sempre piacevoli e foriere di nuove scoperte capaci di approfondire ogni volta aspetti diversi della relazione: una partita tira l’altra, e scoprire tutti i possibili sviluppi richiede attenzione ed impegno. Così per portare il/la compagno/a ad evidenziare elementi differenti della storia è fondamentale reinventare costantemente il proprio modo di porsi, e la cosa ancor più interessante è che il processo non viene mai a noia, nemmeno per un istante.
Don’t Make Love estrapola una piccola porzione da un “lungo” rapporto d’amore, ne prende una situazione specifica e a suo modo cruciale e la sottopone ai giocatori chiedendo loro di calarsi completamente in un mondo normalmente invisibile, fatto di piccoli gesti, tocchi leggeri ed abbracci appassionati, in cui anche le espressioni di gioia e tristezza, i sorrisi così come gli sguardi delusi entrano a far parte del gioco, diventando strumenti di dialogo al pari della parola. Un’avventura gestuale oltre che testuale, quindi, graziata da un montaggio a dir poco sublime che ogni volta ripropone anche le medesime scene sotto una luce diversa, evidenziando ora questo, ora quel dettaglio. Ora un sorriso rassicurante, ora due mani che si stringono per non perdersi.
Che dire poi della colonna sonora dinamica e dei suoni ambientali che accompagnano tanto gli scambi di battute più intensi quanto i religiosi silenzi della coppia? Un perfetto tappeto sonoro, o meglio un terreno sonoro in un campo che profuma di maggese, con agrodolci note di fiducia e persistenti sentori di malinconia.

VOTO: ♥

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