Primo passo
Scelta del giuoco da videogiuocare
Negli ultimi due giorni avete investito circa 149.58€ ordinando 3 titoli di punta per la vostra PS4 (a discapito di cose marginali come spesa, bollette e medicinali) e vi trovate ora a scegliere se giocare un titolo fichissimo reso ancora più fico dalla massiccia presenza di zombie, non vedendo l’ora di paragonarlo a quella merda di Dead Island. In alternativa avreste il remastered di un gioco che non vi stanchereste mai di giocare e rigiocare, tanto più che ci trovate pure tutte le espansioni e il pre-sequel che aspettavate con tanta impazienza. Per ultimo troviamo un titolo ordinato giusto perché è una nuovità nuova e in giro non si parla d’altro, anche se non sapete un cazzo del gioco se non che è il nuovo Dark Souls e le premesse già vi fanno cadere i coglioni.

Il buon recensore che aspira a farsi assumere dai siti fighi con le migliori promesse di retribuzione a suon di DayOne Gamestop (come sistema di valuta sicuramente più credibile che l’euro. 1 DayOne = 70€, mai visto svalutarsi negli ultimi anni) deve ignorare le sue pulsioni e scegliere la cosa che tira di più, per scrivere un pezzo che sul pezzo c’è veramente. In questa fase fate molta attenzione a non commettere l’errore di far capire al lettore che il gioco ve lo siete comprato, mica che quel figlio di puttana – il lettore della vostra recensione, come tutti i lettori di recensioni, sono un po’ figli di puttana… che se non lo eri avevi le palle di comprarti il gioco e capire da solo se i soldi li avresti spesi meglio andando a transessuali – dicevo il lettore capace che fa quello scettico sul voto perché c’hai speso i sordi e quindi hai un legame sentimentale diverso con il prodotto in questione. Esemplificando:
Il gioco di cui vi parleremo oggi, recapitato proprio poche ore fa dal pony express di Sony (ormai di casa, qui nella redazione di GG, tanto che la prossima recensione di un gioco mandato gratis da Sony la faremo scrivere a lui), è forse l’esclusiva più attesa dall’utenza PS4.
Bloodborne, annunciato ormai un anno fa, è finalmente entrato nelle nostre case; in questo lasso di tempo abbiamo avuto modo di approfondire meccaniche e dinamiche di un titolo che, a suon di news e hipe, si è guadagnato l’attenzione di tutta l’utenza PS4, in verità alla continua ricerca di una valida esclusiva che permetta di utilizzare la console per qualcosa che non sia una partita fugace al titolo indie mensile ottenuto con PSN Plus. Andiamo a vedere insieme se il prodotto finale è in grado di soddisfare le aspettative.
Dopo il classico pippotto introduttivo puoi permetterti di entrare in dettagli generici, scrivendo cose che chiunque abbia letto due news conosce e per le quali non ti serve sicuramente aver giocato il titolo. Quando scrivi non perdere l’occasione di far pesare la tua cultura e le tue esperienze; nei commenti alla recensione troverai sempre lo stronzo che crede di saperne più di te, per questo dovrai mostrare il fianco il meno possibile in fase di scrittura:
La nuova produzione pubblicata da From Software e realizzata dal cinico game designer Hidetaka Miyazaki si presenta da subito come l’erede spirituale dei tre titoli di maggior successo della software house: Demon’s Souls, Dark Souls e Dark Souls II.Lo stesso Miyazaki tiene a precisare che, nonostante le grandi similitudini fra i titoli, Bloodborne non è un capitolo appartenente alla saga “Souls“, visto che ha fatto di tutto per accentuare i tratti distintivi delle sue precedenti creazioni. E quali sono le caratteristiche dei Souls Games (da ora giochi-del-Cristo-Santo)? A chi non avesse giocato la saga che tante maledizioni ha portato a From Software spieghiamo che si tratta di una serie dall’ambientazione dark fantasy con la peculiarità, diventata tratto distintivo, data da un livello di difficoltà di gioco estremamente elevato e la totale mancanza di qualsivoglia strumento utile al giocatore per ambientarsi e prendere confidenza con il titolo.
Secondo passo
Approfondimento noioso di aspetti poco rilevanti
Giocabilità, realizzazione tecnica, accenni alla trama e dettagli sull’opzione “gioco in doppio” (in accordo con Kid Icarus da oggi il nuovo modo di definire il multiplayer); da sempre questi aspetti caratterizzano una buona recensione e te li puoi rigirare come vuoi, li troverai sempre in una forma o nell’altra. Per fare qualcosa di nuovo, dopo l’introduzione che non ha parlato di niente, dovresti dire “bel gioco, per me è un 9” e chiudere male la recensione:

Ma non siamo così coraggiosi, quindi:
Una città dallo stile Vittoriano fa da sfondo alle avventure del “cacciatore”, il personaggio con il quale sperimenteremo mille e più modi di morire. L’ambientazione, a colpo d’occhio differente da tutti i titoli appartenenti alla saga di giochi-del-Cristo-Santo, ha permesso ai programmatori di sbizzarrirsi nella realizzazione degli antagonisti; non più anonimi e sporadici cadaveri o scheletri incapaci di dialoghi costruttivi, ma gruppi di stupratori in costume che vi daranno la caccia gridandovi le peggio cose (o sussurrandovele all’orecchio da dietro un angolo, generandovi pure la paranoia della ricerca del nemico nascosto)

Nonostante un evidente cambio di stile non pensiate di trovarvi di fronte allo stravolgimento della saga; lo stile dark e fantasy al quale siamo abituati non ha fatto spazio ad un mondo colorato e divertente, si ripropone invece in modo più pesante in Bloodborne, complice l’ambientazione più claustrofobica data dai vicoli di Yharnam, aggiungendo “gotico” ed “emo” agli aggettivi con cui sarà possibile descrivere il tutto.
Da qui distinguere fra gli elementi di gioco diventa un lavoro complesso di cui non ci vogliamo far carico, che di recensioni scritte meglio e che vi rompereste i coglioni a leggere ne è pieno l’internet. Tecnicamente il gioco svolge perfettamente il suo compito, in culo a cali di framerate, caricamenti particolarmente lunghi o piccole sbavature da passata generazione; in un gioco che fa del coinvolgimento uno degli stimoli per superare le innumerevoli morti affermare che la realizzazione è perfettamente in linea con quanto necessario significa rimanere affascinati dagli squarci che il mondo di gioco può regalare, impressionati da dimensioni e realizzazione dei boss, stupiti dai particolari che distinguono i nemici più comuni.
Tutto il resto si muove di conseguenza, regalando l’esperienza più profonda che gli amanti dei giochi-del-Cristo-Santo potrebbero desiderare. Purtroppo non senza conseguenze …
Se fino a qui abbiamo visto similitudini ed elementi migliorati rispetto ai precedenti “Souls”, arriviamo ora al cambio di direzione intrapreso su uno degli aspetti fondamentali dei titoli precedenti, l’approccio al combattimento e la gestione delle statistiche.
Dimenticatevi l’approccio da codardi dato da scudi, magie e attacchi dalla distanza; in BloodBorne dovrete gestire l’attacco fisico con l’arma bianca assegnata al braccio destro, mentre il sinistro gestirà le armi da fuoco, utili solo a rallentare i nemici per darvi il tempo di fare un’altra capriola.
BloodBorne è in fondo questo, un gioco di fare le capriole fra il pacco dei nemici, sperando di non sbattere sullo scroto e avere quindi il tempo di attaccarli alle spalle.
Terzo Passo
Fronzoli e conclusioni stiracchiate
Siete quasi vicini alla conclusione e vi accorgete di aver cominciato a scrivere la recensione una settimana fa; fra impegni vari (Borderlands), vita sociale (Borderlands) e altri fatti della vita (Borderlands) vi ritrovate a doverla ancora completare, quindi rimane da buttare giù un commento finale a cazzo e infarcire la recensione con simpatiche immagini.
Concludendo, questo nuovo gioco di morire male bestemmiando è quello che si aspettavano un po’ tutti; tecnicamente valido, abbastanza differente dai precedenti da essere considerato una novità, impegnativo quanto basta…
Proprio questo aspetto è quello che personalmente trovo più cambiato; ho riscontrato meno difficoltà e una sensazione generalizzata di minor stress in BloodBorne rispetto alla saga “Souls”.
Scartando la possibilità che sia io ad essere migliorato, direi che il gioco concede qualcosa di più al giocatore. Sensazione questa che potrebbe accompagnarvi dall’inizio alla fine dell’avventura, se vi capitasse di seguire la strada principale senza incappare in uno degli infiniti segreti che si nascondono in Yharnam. Perché BloodBorne è anche questo. Completare il titolo ed aver visto solo il 30% del gioco, vagare senza cognizione di causa ed incappare in livelli o boss secondari in grado di regalarvi ore e ore di gioco aggiuntivo (più impegnativo che la storia principale, a tratti).
Ultimo aspetto, il “gioco in doppio”; mettetevi l’animo in pace, fa cagare come sempre. Macchinoso, triste e decisamente poco incentivante. Chiaro come Hidetaka Miyazaki abbia faccia di tutto per mantenere il giocatore isolato e abbandonato a se stesso, ma con ‘sto sistema “alla nintendo” hai rotto il cazzo… non mettere il gioco in doppio e per quelli che ti stressano la fava chiedendolo crea un brutto MMO, che tanto te lo comprano sicuro.
Ultimo Passo
Materiale spennapolli

Hai appena finito di recensire l’ultima esclusiva nonché titolo di punta della console ammiraglia di Sony (usa espressioni stronze tipo “console ammiraglia”, la gente ne esce pazza e magari non sa neanche che cazzo significa), vuoi che non abbiano cagato una limited/collector’s/special edition per un titolo così importante? Benché non porti nulla al prodotto finale o alla tua valutazione tu parlane e pubblica immagini e video unboxing. Diciamo che questa è la nuova frontiera del porno e del fanservice e se il sito per ci scrivi non ti permette di pubblicare tette e culi le limited sono un ottimo surrogato.

Ecco, tutto vero quanto scritto poco fa; per fortuna siamo su GiocaGiuè e la figa la possiamo pubblicare (credo, non ho mai chiesto consenso a nessuno) anche se non piace ai redattori. Per la limited guardatevi il filmato.
(che gag il video in tedesco che ci acchiappa anche un sacco di lettori svizzeri!)