La cosa bella di G.G. è la fica.
Quella e il fatto che nessuno ti giudica se scrivi “fica” con la “c” invece che con la “g”. Subito dopo vengono i facili guadagni, i droga-party, i marshmallow, il panem e il circensens ma nulla di tutte queste cose, che vengono messe a disposizione di ogni Blasonato Autore in considerevoli quantità, basta ad obnubilarti a tal punto da farti ignorare LA COSA BRUTTA.
La cosa brutta di G.G. è l’oligarchia filo-PiCcìesca.
Impossibile ignorare l’orientamento delle politiche editoriali, specie quando questa minchia di Steam fa i saldi; l’aria diventa rarefatta per noi consolari, ci si sente oppressi da questo Regime che cerca di orientare le masse verso l’acquisto compulsivo di titoli che non giocheranno mai e poi mai. I liberopensieristi, figli dei joypad, annaspano e sbandano, quasi smarriscono la retta via cominciando ad informarsi, i più deboli, sui prezzi delle Steam Machine, ibridoni accalappia-pusillanimi.
Fortunatamente, all’ombra del mio fido Pentium III con 533Mhz, 64 MB di RAM(forte dell’adjunta di 32 MB montata ai tempi per giocare a Grim Fandango), 20 GB di HD( che NON significa “High definition”) e una performante “Vodoo II” come scheda grafica, le cui lodi vengono tessute dai maggiori eroi videoludici di tutti i tempi(vedi Guybrush in Monkey Island III) io resto savio. E mi accingo a parlarvi di una delle ultime grandi esclusive per PS3, un passaggio del portentoso canto del cigno di una vera “macchina dei sogni”, un gioco di merda, ovvero Beyond: due anime.
Affrontare la critica di un’opera dell’intelletto così controversa però, è compito arduo, dunque, quando decisi di recensirla, applicai pedissequamente quel modus operandi che ho strutturato in tanti anni di giornalismo amatoriale.
Alfine, quando tirai le somme di tutte le recensioni sull’argomento che avevo consultato on-line quindi, e dopo aver provato blandamente il gioco rimasi basito: non potevo copiare nulla!
Non era una questione di etica, ci mancherebbe, il fatto è che chiunque scriva di questo gioco sembra, nel migliore dei casi, aver semplicemente rinominato il file .doc in cui descriveva il suo “fratello maggiore”, ovvero quell’”Heavy Rain” che ci fece acquistare dei giubbotti di pelle con su scritto “action adventure will never die“.
Ripresi in mano pad e gioco quindi per vedere se almeno uno di quelli che venivano considerati i “punti forti” di questo luuuuunghissimo filmato intrudittivo ai credits, poteva sperare nella sufficienza. Mi concentrai perciò sulla storia.
Beyond ha una trama insulsa, scontata, paradigmizzata, trita e ritrita; così banale che rende difficile anche accennare a un qualsiasi passaggio senza svelarvi gran parte del tutto. Durante lo svolgimento non faremo altro che ripercorrere la vita della giovane protagonista – i cui movimenti motioncapturati sono stati eseguiti da Ellen Page – saltando in modo del tutto incoerente tra i capitoli della sua “curiosa” vicenda umana; il “curiosa” lo si virgoletta perché è dagl horror b-movie di fine anni ’90 che se ti muore un gemello e sei una bambina sensibile, con un padre coglione e una mamma sottona, un po’ te l’aspetti la presenzetta spiritica.
L’impianto grafico si riconferma invece, di altissimo livello, quello registico, ahinoi, purtroppo no. Troverete un minimo di profondità prospettica giusto nel capitolo ambientato nel deserto ma probabilmente nemmeno riuscirete a godervela distratti come sarete dalla protagonista che, vestita da scapigliata milanese, vi ricorderà molto la protagonista di Juno, facendovi decollare per quel volo pindarico che vi porterà a chiedervi perché Ellen Page incontri sempre grandi autori nel momento della loro carriera in cui gli prende la botta del coglione, mentre ha sempre nobilitato i piccoli registi. O magari non penserete niente di tutto questo perché siete dei regazzetti semplici e anzi, la trovata degli indiani Navajo che nel deserto magnano pane e fantasmi e che diventeranno sodali con la nostra, vi sembrerà un colpo di teatro inaspettato!
Saltare cronologicamente di palo in frasca poi, non vi aiuterà di certo ad appassionarvi alla vicenda narrata. L’unica costante narrativa sarà Aiden, lo spiritello burlone che vi portate dietro e che, al contrario di ciò che si millanta, ai fini del gioco è impattante come Indiana Jones nei Predatori dell’Arca Perduta. Oltre a lui, altra figura abbastanza nota sarà Nathan, para-interpretato da William Dafoe e “padre putativo” della nostra, che non interverrà mai incisivamente sembrando sempre un noiosissimo caratterista. Oppure Lars Von Trier è il demonio e ha maledetto chiunque abbia visto Antichrist a spappolarsi le palle ogni volta che Dafoe è sul video, proprio come in detta pellicola vengono spappolate a lui.
Del gameplay mi vengono a i brividi a parlarne.
Scordatevi Heavy Rain, qui non potete fare NULLA. Le scelte significative e influenzanti lo svolgimento degli eventi si contano sulle dita di una mano, non sono praticamente mai contingentate dal tempismo con cui si fanno tranne in alcune scene “action”, in cui comunque difficilmente si rischia di alterare l’esperienza sostanzialmente e, sopratutto, mai e poi mai se ne ha l’impressione. Vi sentirete inutile per tutto il gioco, sopratutto quando selezionerete Aiden che, se in alcuni scenari può attraversare più dungeon in autonomia, in altri non può allontanarsi che di pochi metri SENZA ALCUNA GIUSTIFICAZIONE.
Le musiche originali, composte da Normand Corbeil, sono oltremodo adegute. Sempre se a qualcuno gliene fotta qualcosa.
Ci sono sicuramente dei motivi per acquistare Beyond: due anime, tant’è che io l’ho fatto, ma sono da ricercare ben al di fuori della razionalità. Se non avete mai giocato a Heavy Rain, per esempio, bhe, ecco, compratevi Heavy Rain.