Come avrete capito da praticamente tutte le mie recensioni, sono un videogiocatore nostalgico. Il recente mercato non riesce a darmi le emozioni e soprattutto il divertimento che invece provavo con i giochi per PsOne o Ps2.
Dust: an Elysian tail è un gioco nostalgico per nostalgici, disegnato magistralmente (ed esclusivamente) dalla penna dell’animatore Dean Dodrill, specializzato in animali antropomorfi. Si tratta di un gioco action con qualche elemento GDR che ci porta indietro con i ricordi a Metroid e Castlevania (lo so che col tempo questo genere è stato chiamato per l’appunto Metroidvania, però io ancora non riesco a chiamarlo così, è più forte di me). Seguiremo le gesta di Dust, un guerriero con le sembianze di una volpe, che insieme a una spada parlante (Ahrah) e a Fidget, un buffo animale mezzo volpe e mezzo pipistrello (che ricorda da vicino Tails di Sonic), cercherà di recuperare i suoi ricordi perduti per uscire dallo stato di amnesia in cui si trova.
Ovviamente le cose non sono come sembrano e, se all’inizio la trama apparirà lineare e fin troppo classica, ci saranno colpi di scena (altrettanto classici ma ben utilizzati) che sapranno mantenere la nostra attenzione sempre viva. Va detto da subito che il gioco è piuttosto corto e ,non avendo una difficoltà elevata (io l’ho giocato a difficile finendolo in una ventina di ore, e sono anche una pippa), finisce abbastanza presto senza stancare.
La grafica cartoonesca e ricca di dettagli è sicuramente la prima cosa che merita di essere analizzata. Tutto è estremamente fluido, i nemici che ostacoleranno il nostro passaggio sono caratterizzati in modo particolarmente attento, i disegni di Dodrell sanno dare uno spessore che li rende meno anonimi anche quando sullo schermo compaiono dieci o quindici nemici. Stesso discorso vale per i PNG che nella storia ci forniranno le quest secondarie.
Voglio soffermarmi un attimo su questo punto, perché nelle quest secondarie si nasconde una delle debolezze del gioco. Anche se per fortuna le missioni sono abbastanza varie, si ha comunque una sensazione di amaro in bocca una volta completate. Avete presente quando nei giochi di ruolo finivate una quest? Facile o difficile che fosse, ogni volta che andavamo dal PNG di turno a dirgli che avevamo risolto le sue magagne, quello ci riempiva di soldi e oggetti in preda ad un entusiasmo isterico che ti faceva sentire davvero capace di fare la differenza. In Dust la cosa avviene più o meno così:
PNG – Ti prego Dust, trova questo rarissimo oggetto X nascosto ai piedi della vallata Y sorvegliato da orde di nemici tendenti a infinto che mi serve per poter sopravvivere in questo crudele crudele mondo!
Dust – No problem…
Missione compiuta, si torna dal PNG.
PNG – Ah, sei tornato? Bravo, hai preso l’oggetto? Complimenti, vabbè mo’ te ne poi anna’, tanto ho scoperto che ce ne avevo uno uguale in cantina… Che vuoi, soldi, oggetti o punti esperienza? Al massimo ti posso dare un rimborso spese per la benzina e il parcheggio custodito a due euro.
Fine della missione, passare alla successiva.
Parlando del gameplay, non c’è molto da dire. Se avete giocato un castlevania 2d qualunque ritroverete molte delle movenze tipiche del genere, due tipi di attacco (che possono essere combinati, ma subito ci si accorge che basta pigiare un pulsante come forsennati per averla vinta), schivata ed un pulsante per far attaccare Fidget la volpistrella, che non sarà mai risolutiva negli attacchi diretti ma può tornare utile quando lo schermo si riempie letteralmente di nemici. La mappa del mondo è suddivisa in poche sezioni che potremmo visitare ogni volta che vogliamo, e ogni area è costellata di mercanti che ci venderanno oggetti curativi o preziosi materiali che potremo portare alla fregnissima fabbra ferraia che SPOILER ALERT: ne vorrebbe a chilate ma Dust non se la tromba.

Un altro difettuccio, su cui in realtà si potrebbe sorvolare ma poi non faremmo il nostro lavoro a puntino, è proprio il sovraffollamento dello schermo. In alcune sezioni i nemici sono tantissimi, il divertimento è al massimo ma non si capisce davvero un cazzo. Mi sono sentito come mio padre la prima volta che provò a giocare con la playstation e ho avuto un brivido lungo la schiena quando ho chiesto a me stesso: ma io quale sono?

Dust: An Elysian Tail (lo metto per esteso al solo scopo di irritarvi NdTeSbundle) è forse uno dei migliori giochi “indipendenti” (è comunque distribuito da Microsoft, non dimentichiamocelo) degli ultimi anni, schema classico per un character design che strizza l’occhio ad un target giovine ma che nasconde una solidità inaspettata. Un gioco penalizzato solo dalla scarsa durata (e scarsissima rigiocabilità) e da un bilanciamento della difficoltà discutibile, che non rappresenta sicuramente una sfida per i giocatori più smaliziati (questa frase immaginatela detta da me mentre sorseggio una sambuca, avrà un sapore ancora più stantio).
Se volete riassaporare le atmosfere che Castlevania aveva saputo regalarci, date pure un’occhiata a Dust, non aspettatevi certo Symphony of the night, ma qualche ora di svago e avventura peluche in compagnia di Dust, Fidget e Ahrah può scaldare il cuore di molti.
Buon viaggio.