Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Prima di tutto andate qua e compratevi subito Proteus pay what you want (minimo 1 dollaro, tipo un caffè) che sarà in offerta solo per un giorno. (offerta scaduta! ndr) Bene vi siete appena comprati un’isola. Non siete contenti di possedere un’isola? Proteus non è nient’altro che un’isola musicale da esplorare. Non ci sono obiettivi da raggiungere.

No, non ci sta nemmeno una storia tipo Dear Esther che già turbò molti gamer: ma come è solo una storia? in più non si capisce :(
No, nemmeno qualche messaggio poetico alla Journey/Flower: che emozione! girovagando ho capito il signficato della parola MATITA! :3 

Niente di tutto questo!

Proteus è autosufficiente nella sua natura di videogioco bello e basta e fieramente inutile (come può esserlo anche un Animal Crossing!), ora vi spiegherò perché.

Ci risveglieremo in mezzo all’oceano accompagnati da un drone silenzioso, a quel punto ci avvicineremo all’isola e mentre questa inizierà a dischiudersi davanti ai nostri occhi, la musica si aprirà e inizierà la meraviglia. Ogni oggetto, creatura ed evento dell’isola ha un suo suono che entrerà od uscirà dalla colonna sonora continua e cangiante che è l’isola di Proteus. Ogni creatura (il coniglio che zompetta che vi attrarrà sicuramente all’inizio) ha comportamenti diversi che rispecchiano i suoi suoni e viceversa, certe creature le noterete solo giocandoci più volte. Certi fenomeni atmosferici (ovviamente sull’isola c’è una fluida alternanza giorno notte) saranno visibili solo se si verificheranno particolari circostanze. Sarà come esplorare una composizione che si genera in maniera procedurale a seconda del clima/tempo di gioco e di quello che stiamo osservando. Probabilmente sarà proprio seguendo queste creature e cercando di mappare i confini dell’isola ed il suo interno che inizieremo a scoprirne il segreto, segreto che sarà poi l’unico momento di “gameplay classico” in quanto potrà portare al “finale” del gioco.

L’aspetto primitivo e semplice (che non si limita al solito “pixelato”) della grafica aiuta tantissimo nell’immersione in quest’isola, richiamando esplicitamente i primi ricordi di visione della natura che abbiamo avuto da bambini. Colori forti, ombre piatte, scarsa percezione di profondità, creature e strutture di cui non si capisce il senso e ci incuriosiscono in maniera esagerata: una natura attorno a noi che appare indefinita e quindi magica. Proteus è, per chi lo conosce, come giocare Geogaddi dei Boards of Canada invece che ascoltarlo.

Vacanze estive a Proteus! ^__^
Vacanze estive a Proteus! ^__^

Quindi Ed Key e David Kanaga (rispettivamente programmatore e musicista del gioco, entrambi unici creatori dell’isola) hanno progettato Proteus come fosse un mondo parallelo al nostro, il suo aspetto astratto non deve ingannare in quanto l’isola possiede delle regole familiari e facilmente intuibili: è un luogo/isola mentale, come certi luoghi da sogno. Non è un caso che ogni partita inizia e si chiude con apertura e chiusura dell’occhio e che sia ambientata sempre sulla stessa isola che però cambia in conformazione e grandezza secondo variabili che può controllare anche il giocatore. Proteus ci concede anche il dono della memoria e, salvando una cartolina di un isola che ci ha particolarmente soddisfatto, potremmo visitarla quante volte ci pare. Un po’ come accade con certi luoghi da sogno in cui si cerca di tornare più volte con la memoria (RAM se siete i Daft Punk, MicroSD o stick USB se siete HD, assente se siete come Copons).

You Could Feel The Sky
You Could Feel The Sky

Al costo di un cafetino pausa pranzo vi siete portati a casa un’isola da sogno, se vi fa schifo e la ritenete inutile avrete tantissime altre cose utili da fare tipo comprare degli utensili ed usarli per creare qualcosa di utile. Se avete amato Proteus dategliene pure 10 di dollari.

Dato che è venerdi ultimo giorno di lavoro e mi sento particolarmente splendido e polemico vi dico che Proteus al contrario di tanti giochi tripla A “laser game storia banale” e di tanti giochi “indie hardcore old skool gamer ah i bei giochi difficili di una volta” è molto più BELLO. Ragazzi BELLO. Probabilmente ad alcuni di voi avrò fatto comprare per la prima volta una cosa che è BELLA E BASTA. Se vi fa schifo sarete probabilmente attratti dalle cose brutte e basta (per carità son gusti!) o dalle macchine utilitari o peggio ancora DAL GAMEPLAY. Oddio il gameplay. Ma vi parlerò un’altra volta del mio incubo ed avversione verso l’abuso della parola gameplay (che in realtà è un concetto sacrosanto!!).

W L’UOMO LUPO!


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