Successe che scrissi un articolo che doveva far da incipit ad un vero e proprio reportage a proposito di un certo “Far Game”, un convegno organizzato dall’Università di Bologna & friends, che si riproponeva di sancire, una volta per tutte, che colui che videogioca non è solo e soltanto un cazzone ma potrebbe anche essere, chessò, unità elementare di un insieme che si potrebbe chiamare “domanda” d’un certo mercato che, per amor di cronaca, in diverse parti del mondo è anche piuttosto prolifico; un convegno, che inoltre provava a dimostrare che dentro le custodie dei “dischetti” non vi alberga satana, diversamente dall’anima di Balotelli e – ma questo sarà la scienza biologica a stabilirlo – dal ventre della Fico, anzi.
“Roba seria”, l’avevamo puntualmente definita, così seria che “Wired“, rivistone serissimo di settore e non solo, c’aveva imperniato un suo concorso, in dove si premiavano le migliori tesi universitarie ad argomento videoludico discusse negli ultimi anni.
Bello. Bravi. Beh?!
“Beh”, un cazzo!A un bel punto dalle pagine ufficiali di tutti i soggetti istituzionali interessati, scompare qualsiasi “coordinata” circa il Far Game, l’evento bolognese diventa all’improvviso etereo, impalpabile; il “Far Game” non ha più una data né di inizio né di fine, il “Far Game” coincide con il continuum temporale ma anche spaziale, perché il “Far Game” è un po’ ovunque, non più solo a Bologna ma sopratutto, il “Far Game” è dentro di te, lettore di GG, e tu meglio di chiunque altro sai che, ogni volta che ti sei sforzato di tirare fuori qualcosa che era dentro di te, si è rivelata essere semplicemente una merda.
Quindi, forse per mera onestà intellettuale, il “Far Game” non s’è più fatto. Niente rinvii ma nemmeno annullamenti ufficiali. Basta. Apposto così. Esticazzi del potenziale impatto sociologico del mezzo videoludico. Co’ ‘sta crisi poi, non ci si preoccupa neanche della cultura, pensa della cultura potenziale.
Che poi, oh, tutte ‘ste storie sulla cultura sono esagerate; fosse fregna!
Comunque nonostante il videogioco non sia fregna, successe che Wired – rivistone di cui sopra – aveva indetto un concorso, scritto un regolamento, chiamato una giuria, preparato un rinfreschino e messo in palio abbonamenti annuali per i partecipanti e millate di euro per i vincitori, che neanche questi sono fregna ma sono già roba più attenzionabile!
Di qui la necessità di buttarla, perlomeno, in caciara; che fare dunque?
Cercando di mantenere più o meno la stessa data(25 maggio n.d.r.), si rimane a Bologna spostando il tutto al “Geek Pride”, che è un po’ come organizzare una tavola rotonda circa le implementazioni codicistiche di PACS ovvero DICO al Gay Village, in concomitanza con un dj set di Lusky, Benassi o uno di quei drogati li che piace ai giovani; però il concorso si svolge, si individuano finalisti e vincitore.
Dunque cosa resta da fare all’umile blogger se non riportare nomi e titoli delle tesi dei finalisti – che per inciso sono: Adriana Chiabrera con la tesi “ Gioco imparando. Progettazione e realizzazione di un videogioco didattico per bambini per la sensibilizzazione sulla raccolta differenziata”; Marcello Bisceglie con “ War (in) Games – Le rappresentazioni della guerra nei videogiochi “ e Valerio Moretti con “ Storia e videogames: narrazione storica nella video ludica” – e linkarvi la pagina con i risultati del premio suddetto? Nient’altro! Ma l’autore di GG non ha niente a che fare né co’l blogging né tanto meno con l’umiltà e, gettando il cuore oltre l’onorabile, Vi promette l’esclusiva, si! l’ESCLUSIVA INTERVISTA con almeno uno dei tre finalisti succitati!
Mica cazzi!
Neanche “fregna”; però, oh, accontentatevi!