E’ ormai sapere comune il fatto che in campo artistico l’Anno 2011 sia stato l’anno dei triangoli e della triangle-wave. Triangoli come spigolosità digitali, lisce superfici ad angolo, carenza di appoggi solidi di un decennio troppo cubico ma anche rifiuto di quegli approdi tondi tipici di un certo 2010 dedicato alla sfericità solare. Laddove la triangle-wave si è manifestata sottoforma di inquietanti synth witch house, abuso di caratteri ASCII e sbilenche ritmiche di secchezza techno, il mondo dei videogiochi non è stato da meno, importando le fastidiose proprietà dei vertici triangolari e adattandole al filone materico dei vari voxelgames minecraftiani.
Eppure, come ci preme dimostrare in questo breve articolo, la vera triangle-wave videoludica ha anticipato di un anno la sua controparte musicale, dimostrando una prescienza ben poco sorprendente in quanto legata al nome del geniale Terry Cavanagh. Se Minecraft ed omologhi hanno popolato (con più o meno successo) il rapido scorrere dell’affilato 2011 forti della solidità strutturale garantita dalla rigidità dell’approccio triangolare, è stato un altro gioco – di ben altro spessore dal punto di vista effettivamente ludico – ad incarnare alla perfezione lo spirito della triangle-wave: VVVVVV.
La data di rilascio di VVVVVV, l’11/1/2010, è alquanto profetica, come a voler dire: siamo agli inizi dell’anno tondo, ma conosciamo il futuro: 11/1, il 2011, 1+1+1=3, i tre vertici del poligono basilare, la forma più semplice dell’azione platform – avanti, salto – Ʌ. Già dal nome, VVVVVV intende render nota la sua rigida ed Europea austerity (non a caso Cavanagh è Irlandese, segnato dalle carestie antiche e dalle crisi recenti) che impone al gioco triangle-wave una stringente scarsità di comandi: destra, sinistra, inversione di gravità (non a caso, tre in tutto). Già, perché in effetti se si fosse potuto saltare, il gioco avrebbe dovuto chiamarsi Ʌ Ʌ Ʌ, seguendo le traittorie banali di qualunque platform a scorrimento laterale, e necessitando di uno spazio aperto dominato dalle normali leggi della fisica. Ed invece baldo e frugale Capitan Viridian, le cui mosse siamo chiamati a controllare, non sa assolutamente saltare né accucciarsi, mentre possiede l’ineffabile capacità di invertire la gravità della dimensione VVVVVV dove si è trovato intrappolato a causa di un’interferenza interplanare (immaginiamo dovuta ai recenti contrasti geometrici tra annate contigue).
La suddetta dimensione VVVVVV risulterà nient’altro che un’enorme area futuribile suddivisa in schermate fisse, articolata in enormi e nostalgici spazi vuoti di Niheiana memoria e convoluti corridoi del più ridicolo stampo antifunzionalista – veri e propri labirinti post-Tron – nel percorrere i quali il nostro Viridian spenderà più tempo a morire in innumerevoli modi che a sopravvivere segnando checkpoint, aprendo portali e ritrovando indizi perduti sui restanti membri del suo equipaggio.
C’è un momento, nella convulsa fruizione di questo prodotto videoludico, in cui la morte accidentale del protagonista, per nulla enfatizzata ed anzi ridotta ad un rapidissimo schermo nero, apparirà al giocatore come un necessario accento ritmico, uno sbilenco sacrificio alla cadenza del gioco. Questo ci porta ad analizzare un aspetto fondamentale di VVVVVV e ricollegarlo al discorso più generale sulle tendenze artistiche: la sua estetica retrofuturista, costituita da spazi immensi, otto colori o poco più, lampeggiamenti sfrontati e transizioni violente risulta collegata a doppio filo con la soundtrack, rilasciata separatamente con l’ovvio nome di PPPPPP.
L’esperienza di gioco risulta più vicina all’estasi rituale e alla comprensione della ciclicità della vita che alla ragionata risoluzione di complessità logico/strutturali, ed è proprio grazie alla soundtrack di loop 8-bit interlacciati ed apparentemente votati ad un eterno crescendo che VVVVVV si conferma essere il primo e forse unico vero gioco triangle-wave – e non è un caso che numerosi pezzi della colonna sonora siano popolati da lucide onde triangolari ricche di armoniche dispari, o che Cavanagh abbia mutuato le meccaniche di gioco da un suo gioco precedente intitolato Sine Wave Ninja. In conclusione, ci sentiamo di consigliare questo prodotto videoludico non solo agli amanti della nostalgia octobitiana e ai fan sfegatati delle creazioni indipendenti, ma anche a tutti quegli spiriti critici interessati alla storia del vitalismo geometrico degli ultimi anni, che troveranno in VVVVVV un precursore teorico e pratico delle tendenze contemporanee.