Gioca Giuè

Il blog di videogiuochi che non stavate aspettando altro

Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza e’ perduta.

Giacomo Leopardi, Operette Morali

«Lo so ma la novita’ – e l’estremismo – di MH sta proprio nel fatto che e’ una cosa esperibile quasi a livello sensoriale, non ci sono livelli, non e’ come nei normali gdr che puoi fare sedici livelli in piu’ e annichilire i mostri facilmente, in questo ogni battaglia e’ una sfida, devi fermarti a mangiare altrimenti crepi di fame, la conformazione del terreno e’ da studiare palmo a palmo per sviluppare tattiche utili al massacro, le armi te le devi costruire da te pezzo per pezzo, e anche allora non puoi farci niente se un mostro codardo ti prende alle spalle e crepi – giocarci e’ una continua tensione nervosa e videoludica, perche’ ti mette sempre davanti alla tua incapacita’ sostanziale o momentanea come persona videogiocante. Se sbagli crepi, e se sbagli e’ perche’ non sei bravo abbastanza, in nuce, senza la cordialita’ risolutiva del “faccio livelli e vinco bene”»

Ho scritto a uno in una mail sedici minuti fa. Pero’ in realta’ volevo scrivere cazzo e figa, e non cazzofiga, e non perche’ adesso vivo al nord, e non perche’ – anche perche’ io non vivo, ed anche per questo oggi volevo scrivere un’elegia per la vittoria di mia sorella a giochi senza frontiere. Mia sorella si chiama Emilia, ma tutti la chiamano Morte. Per il mio sedicesimo compleanno mi regalo’ una torre, un topo, e mi disse “adesso sono cazzi tuoi”. Si, il mio primo pc lo ricevetti in regalo da mia sorella in eta’ abbastanza tarda, ma e’ perche’ nonostante mia sorella sia un sacco famosa e riconosciuta nelle arti mia mamma e mio papa’ furono sempre dei morti di fame. Sono proprio una merda. Ma non e’ per questo che ogni tanto scrivo.
Volevo parlarvi in maniera diffusa e non-lineare di mia sorella, Emilia. L’ho rivista diverse altre volte da allora, sempre attraverso uno schermo, a volte ne ho sentito parlare per telefono, tipo quando mia mamma mi chiamo’ dall’altra parte del pianeta per dirmi “il nonno e’ morto”, qualcuno ne ha raccontato piu’ o meno male le vittorie alle corse pazze in pellicole e pezzi di alberi e stoffa trattati, davanti casapound una volta era pure apparsa una dichiarazione d’amore ae Morte che potete vedere in foto piu’ sotto. A, e c’e’ un tizio giapponese che spesso va in Cambogia e Myanmar a comprare cadaveri in decomposizione al prezzo di tre fette di mortadella per farci le foto, ci si e’ fatto anche il nome, io gli ho spedito tre mortadelle dop da barattare con mille altri khmer sbranati dai cani e lui m’ha mandato il libro con le foto, insomma: mia sorella sta sempre dappertutto e vince sempre, e chi se ne innamora e se la tatua sulla schiena e’ destinato a mettersi gli allori in capo e pascersi di martini e quarti di capra al cumino, che e’ la cosa piu’ buona che abbia mai mangiato io, e io che sono il fratello della Morte posso decidere in merito alla condotta di chi si tocca e viene sulle foto delle gambe di mia sorella.


C’era un tempo in cui, se mia sorella ti toccava, facevi come ci diceva nostra madre: incartavi e portavi a casa. Perche’ la Morte, almeno quella videoludica, era da sempre un mediazione e in sostanza non ti toccava poi molto, certo, era un primo passo verso la presa di coscienza che il tempo e la vita sono ripetizioni fino alla nausea e che la morte e’ tutto, la morte e’ cadere in un cazzo di buco tra due montarozzi di pietre perche’ hai sette anni e non ti regoli e corri come un matto dopo avere mangiato una pasticca di droga stellare, la morte e’ giocare ai maghi bidimensionali con le tabelle a tredici anni e incontrare un occhio tentacolare che ti lancia un raggio dell’indebolimento che ti fa cadere i denti e poi ti tocca pure ricrearti il parti – con la ipsilon ma a me sta tanto sul cazzo scrivere le parole inglesi in un testo italiano quindi parti e vattenaffanculo al piu’ presto possibile, scemo -, e’ incontrare gli amici con cui giocare ai maghi e i nani coi pezzi di carta con le tabelle a diciassette anni e scoprire che il narratore si vuole trombare la femmina incontrata in un videogioco chiamato le notti dell’inverno mai e per arrivare a tanto deve farti morire il personaggio che tu sognavi la notte per quanto era piu’ figo di te e tu devi, diventa una necessita’, mandare tutti affanculo (di nuovo) e tornartene in cameretta, te e tua sorella, e riprendere i cari vecchi videogiochi dove non ci stanno ciccioni che si vogliono scopare anche i buchi della bustina trasparente dove tenevi la scheda del personaggio, la vita e’ un cazzo fritto diceva il cugino di terzo grado del marito di mia sorella. Il marito si chiama Peste, ne parlero’ ancor piu’ diffusamente un’altra volta, no non e’ vero, non ne parlero’ mai. La vita e’ vomitare soggetti e interpunzioni fino allo sfinimento, e’ distruggerti i pollici per sparare piu’ in fretta contro le navicelle nemiche ed i draghi meccanici che spuntano dalla sabbia di plutone – forse non era quel pianeta, ma tanto non avete neanche capito di che gioco stia parlando, ve’? -, e’ finire monkey island assieme a quel cugino che non vedrai mai piu’ perche’ dopo che nonno e’ morto papa’ e zio hanno litigato per la casa e tu hai perso un pezzo di famiglia, non che conti un cazzo, ma quel cugino t’ha rubato il nintendo che gli avevi prestato dei mesi prima di essere inghiottito dalla cattiveria venale e umana, io non rivoglio indietro il cugino, rivoglio indietro il mio cazzo di nintendo. E a ringraziare mia sorella per avermi aperto il cervello ed infilato dentro i vermi non saro’ mai bravo abbastanza, pero’ posso scriverci una poesia in forma di arancione – non mia – e continuare a discutere in maniera non-accademica e, ho cambiato idea, lineare di lei e del suo rapporto incestuoso con suo fratello e con il mondo d’egli.

Tempo verra’, che esso universo, e la natura medesima, sara’ spenta. E nel modo che di grandissimi regni ed imperi umani, e loro maravigliosi moti,che furono famosissimi in altre eta’, non resta oggi segno ne’ fama alcuna; parimente del mondo intero, e delle infinite vicende e calamita’ delle cose create, non rimarra’ pure un vestigio; ma un silenzio nudo, e una quiete altissima, empieranno lo spazio immenso. Cosi’ questo arcano mirabile e spaventoso dell’esistenza universale, innanzi di essere dichiarato ne’ inteso, si dileguera’ e perderassi.

Che in realta’ non c’entra un cazzo con mia sorella. Ma in fondo lei s’accontenta di essere la sostanza di tutto quello che non facciamo pur credendo di fare, a partire dallo pneumaticismo respiratorio fino all’infilare il proprio pisello nell’entrata delle cartucce, o meglio ancora infilarsi un dado a cento facce nel buco del culo e perche’ no?, anche cambiare discorso e terminare una frase quando tutte le regole della grammatica ce lo vietano. Tipo. E non voglio neanche discutere di quanto vile sia stato il farci entrare Emilia a pezzi macinati nelle cose che ci fanno continuare a mangiare per non crepare, giocare dico, non scopare, perche’ mi rendo conto e cosi’ anche voi che e’ la paura di sbattere troppo forte contro un muro troppo alto per essere valicato anche da un oltremondo che ci rende belli e intelligenti come non potremmo mai essere in questo dove appaiono le mie parole di non-suoni a avere disegnato sul corpo di lei dei segni col pennarello e tagliato a pezzi la carne, consapevoli che l’anima della Morte sarebbe rimasta intonsa e a blocco unico, per quanto incredibile sia la resa di questo fatto, unica realta’ nell’irreale. Perche’ com’e’ vero che le dita ci fanno male, che le meningi si spezzano e perdiamo vita e vista dietro a dei fantasmi che ci regalano delle sensazioni che niente altro potrebbe, e lo so che non e’ vero ma porco iddio chi e’ che scrive io o voi?, mortacci vostri, e’ anche vero che non stiamo vivendo, e che solo cosi’ possiamo spezzare e spezzarci e spazzare via tutto, e vero sopra a tutto e’ che se sbagli nella vita ti perdi un pezzo che incancrenisce e muore, se sbagli in un gioco perdi una vita. E non conta che un tempo dovevi ricominciare da campo, poi hanno inventato dei modi per farti ricominciare a meta’, poi hanno scoperto come usare la memoria dell’etere e ci hanno permesso di salvarci e redimere l’errore – l’errore rimane a impronta dell’onta di non essere stati lucidi abbastanza per circumnavigarlo. O forse sbagliamo proprio tutto da principio e mia sorella e’ li’ per spiegarci che puoi continuare quanto cazzo ti pare, puoi rinforzarti, puoi imparare a memoria dove muovere la tua navicella quando e per quanto tempo, puoi dissimulare, barare, usare i genii della lampada coi codici dell’immortalita’, ma in un modo o nell’altro Emilia ti si para di fronte, ti tira un pugno sulla testa e ti risveglia alla verita’ delle cose tutte: lei. Perche’ i giochi terminano, le console si rompono, le persone scompaiono e rimaniamo io e lei a guardarci in faccia e dirci che si’, alla fine c’abbiamo provato, magari abbiamo pure vinto perche’ lei e’ buona e ce lo concede, ma tanto sempre sotto a lei dobbiamo stare.

Ho appena scoperto che qualche ebreo ne ha gia’ parlato, di Emilia, su IGN, e mo’ ve lo dico: quello non c’ha capito un cazzo. Modern Warfare, Mario, BioShock – sono tutti esempi encomiabili, uno di questi l’ho usato anche io mentre sboccavo nichilista, che non portano da nessuna parte, perche’ sbagliato e’ il cercare di scrivere accademicamente sulla Morte quando, se e’ vera una cosa, gli e’ che tutto e’ niente, e che parlandone possiamo non dire niente e farci piu’ bella figura. E infatti io non ho scritto di videogiochi e Morte, ho solamente scritto cazzo e fregna in quattromilanove modi diversi, squarciate il velo del linguaggio e scoprirete che anche gli zeri e uno che formano i bit che giochiamo da decenni non sono che cazzi – uno – e fregne – zero -. Ciao Seth, spero tu stia sborrando in faccia a delle paraplegiche in carrozzina mentre questi quattro stronzi leggono quello che – non – ho scritto. Ci mancherai. Sieg Heil.


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